Filosofia del blog.

"Se qualcuno riesce a convincermi e dimostrarmi che la mia opinione o il mio comportamento non sono quelli giusti, li cambierò con gioia. Io, infatti, cerco la verità, che non danneggia nessuno. Al contrario danneggia se stesso chi persiste nel proprio errore e nella propria ignoranza." (Marco Aurelio, VI, 21) "Lo studente accorto ascolta volentieri chiunque; legge tutto, e non disprezza alcun libro, né presona, né dottrina. Cerca indifferentemente presso tutti ciò che vede mancare a se, e non considera la portata del suo sapere, ma quella della sua ignoranza [...]. Supererai chiunque in saggezza, se accetti di imparare da chiunque: coloro che ricevono da tutti sono più ricchi di tutti..." (Ugo da S.Vittore, Didascalion) "La lettura rende l'uomo completo, il dialogo lo rende pronto, la scrittura preciso." (Francesco Bacone) ...l'intelligenza non si perde nell'analisi, ma si esprime nella sintesi... ...nel territorio digitale non serve imporsi, ma bisogna esporsi... ...arrivare alla pace del cuore... mostrami Signore la tua via, perché nella verità io cammini, donaci un cuore semplice... insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore...inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te, Domine... "La verità si nasconde nelle pieghe della storia" (Pascal). Chi dimentica il passato, è costretto a riviverlo (G. Santaiana).

martedì 25 maggio 2010

Ricordare per non dimenticare - Controstoria dell'unità d'Italia 5

Il Testamento di Ferdinando II di Borbone.

Presso a morire Ferdinando II dettò il testamento cui volle scritto di mano del figlio Francesco, presente la Regina, i due più grandicelli figliuoli, Luigi e Alfonso, e Monsig. Gallo, in questi sensi:
"Raccomando a Dio l’anima mia, e chiedo perdono ai miei sudditi per qualunque mia mancanza verso di loro, e come sovrano e come uomo. Voglio che, eccetto le spettanze matrimoniali alla Regina, e gli oggetti preziosi con diamanti al mio primogenito, si facciano della mia eredità dodici uguali porzioni: vadano una alla Regina, e dieci ai miei dieci cari figli. La dodicesima a disposizione del primogenito, stabilisca Messe per l’anima mia, sussidii a’ poveri, e restauri e costruzioni di chiese nei paesetti che ne mancassero sul continente e in Sicilia. I secondogeniti entreranno in possesso compiuti gli anni trentuno; sino a qual tempo, ancorché fossero coniugati, staranno a spese della real casa....

Ciascuna quota di secondogenito, sarà a vincolo di maggiorato; e ove si estingua, torni a casa reale. Delle quattro porzioni delle femmine voglio da ciascuna si tolga il terzo, il resto sia loro proprietà estradotale, con vincolo d’inalienabilità; e se maritate finissero senza figli, ritornino a casa reale. Da tai prelevati quattro terzi dono ducati 20 mila a ciascuno de’ miei quattro fratelli, Carlo, Leopoldo, Luigi e Francesco; ducati 15 mila al principe di Bisignano, e ducati 5 mila alla gente del mio servizio. Del rimanente si cresca la porzione dei maschi secondogeniti, ma disugualmente, distribuita in ragione diretta degli anni di età di ciascuno; affinché i minori di età abbiano col moltiplicamento di più anni raggiunta la porzione pari a quella dei maggiori fratelli. La villa Capossele a Mola, come bene libero, lascio al mio primogenito, al mio caro Laso (così per vezzo l’appellava). E voglio questa mia disposizione abbia forza di legge di famiglia, non soggetta a giudizio di magistrato, ma giudice unico ed arbitro ne sia il mio successore e chi lo seguirà."
"Questa eredità privata, continua il De Sivo, era diversa dai beni di casa reale, componevasi di rendite napolitane, siciliane ed estere, oggetti preziosi valutati 60,787 ducati, 41,377 ducati trovati in oro, e altre parecchie carte di crediti su casse di difficile esazione. Tutta la eredità disponibile fu stimata 6,795,080 ducati; però ne spettarono a Francesco 566,256 e 69, ed altrettanti alla vedova Regina; 756,521 e 92 al Conte di Trani, e agli altri minori fratelli poco meno, in proporzione delle età. Le Principesse ebbero per ciascuna ducati 377,504 e 46 inalienabili, fuorché la rendita da porsi a frutto. Francesco volle entrassero nella sua porzione i valori di difficile esazione; ma la Regina vedova, gareggiando di sensi generosi, nol sofferse e ne tolse la metà nella sua parte.
"Vegga dunque il lettore quanti fossero i milioni lasciati dallo economo Ferdinando in ventinove anni di ricco regnare, risparmiati dalla sua lista civile, e da’ frutti delle doti di due mogli, moltiplicati in tanti anni. E la setta predicavali innumerevoli e rubati alla nazione! Inoltre aveva spesi due milioni per riedificare l’arsa reggia di Napoli, e altri per quelle di Caserta e Capodimonte. Coi beni di Casa reale aveva maritate le sue quattro sorelle, provveduto di maggioraschi i fratelli, ciascuno di ducati 60 mila. Sempre ospitale a Imperatori, a Re, a Papi, aveva con giusto fasto sostenuto il decoro della sua casa e del reame. Dappoi, quando la calunniatrice setta entrò in trionfo nella misera Napoli, confiscò ogni cosa alla Casa Borbone: i risparmi degli orfani, l’economie annose, le doti delle Regine e Principesse, e tutto quasi fosse cosa del regno rapito!" [...]

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