Filosofia del blog.

"Se qualcuno riesce a convincermi e dimostrarmi che la mia opinione o il mio comportamento non sono quelli giusti, li cambierò con gioia. Io, infatti, cerco la verità, che non danneggia nessuno. Al contrario danneggia se stesso chi persiste nel proprio errore e nella propria ignoranza." (Marco Aurelio, VI, 21) "Lo studente accorto ascolta volentieri chiunque; legge tutto, e non disprezza alcun libro, né presona, né dottrina. Cerca indifferentemente presso tutti ciò che vede mancare a se, e non considera la portata del suo sapere, ma quella della sua ignoranza [...]. Supererai chiunque in saggezza, se accetti di imparare da chiunque: coloro che ricevono da tutti sono più ricchi di tutti..." (Ugo da S.Vittore, Didascalion) "La lettura rende l'uomo completo, il dialogo lo rende pronto, la scrittura preciso." (Francesco Bacone) ...l'intelligenza non si perde nell'analisi, ma si esprime nella sintesi... ...nel territorio digitale non serve imporsi, ma bisogna esporsi... ...arrivare alla pace del cuore... mostrami Signore la tua via, perché nella verità io cammini, donaci un cuore semplice... insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore...inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te, Domine... "La verità si nasconde nelle pieghe della storia" (Pascal). Chi dimentica il passato, è costretto a riviverlo (G. Santaiana).

mercoledì 15 settembre 2010

Ricordare per non dimenticare - Controstoria dell'unità d'Italia 14

LA CASTA DEGLI STORICI CHE NON INSEGNA NULLA


di Marcello Veneziani

Gli accademici snobbano tutti i libri contro la versione "ufficiale" da loro accreditata. E così i revisionisti impazzano: il caso dell'anti-risorgimento

Egregi storici di professione che liquidate con disprezzo i testi e le persone che a nord e a sud criticano il Risorgimento e ne descrivono massacri e malefatte, dovreste tentare un’autocritica onesta e serena. So che è difficile chiedere a molti di voi l’umiltà di rimettere in discussione le vostre pompose certezze e il vostro sussiego da baroni universitari, ma tentate uno sforzo. Se oggi escono libri e libercoli a volte assai spericolati, poco documentati e rozzi nelle accuse, nostalgici del passato preunitario, lo dobbiamo anche a voi. Se nei libri di testo e di ricerca, se nei corsi di scuola e d’università, se nei convegni e negli interventi su riviste e giornali, voi aveste scritto, studiato e documentato i punti oscuri del Risorgimento, oggi non ci troveremmo a questo punto. E invece quasi nessuno storico di professione e d’accademia, nessun istituto storico di vaglia ha mai sentito il dovere e la curiosità di indagare su quelle «dicerie» che ora sbrigate con sufficienza.....

sabato 11 settembre 2010

Ricordare per non dimenticare - Controstoria dell'unità d'Italia 13

Senza verità, niente risorgimento


di Maurizio Blondet

Da Due Sicilie 5/2010, pp. 30-33

Per celebrare i 150 anni dell'unità d'Italia, l'apposito Comitato celebrativo sta spendendo 18 miliardi di euro di nostri soldi: presieduto dal venerabile presidente-emerito Carlo Azeglio Ciampi da Livorno, che probabilmente aggiungerà questa sua grassa 'consulenza' ai 702 mila e passa euro annui che ci estrae dal portafoglio. Quando si diventa ricchi con la patria, è facile celebrarla. Noi, del tutto gratuitamente - grazie ad una recente rilettura di 'L'altro risorgimento' della storica Angela Pellicciari, Piemme, 2000 - sentiamo doveroso contribuire un po' a quelle "auguste" memorie.

INTERVENTI UMANITARI - Quando Londra e Parigi (ossia Palmerston e Napoleone III) decisero di appoggiare i Savoia nella conquista dei principati italiani, i giornali europei si riempirono di resoconti raccapriccianti sul malgoverno dello Stato della Chiesa e del Regno delle Due Sicilie: quei popoli «gemevano» nella miseria, nell'arretratezza, sotto una feroce repressione reazionaria di regimi stupidi e feroci. Talché occorreva «un intervento internazionale» per metter fine a governi «contrari agli interessi della popolazione». Come in Afghanistan un secolo dopo, occorreva liberare le donne dal chador. La stampa massonica italiana riprese con delizia le truculente notizie dettate dall'estero. Il 19 marzo 1857 il Corriere Mercantile di Genova attestò che nelle carceri borboniche si usava «la cuffia del silenzio», un aggeggio di tortura applicato al volto dei carcerati per impedire loro di parlare. Inutile dire che questo oggetto era sconosciuto a Napoli. Invece - come raccontò Christophe Moreau, un esperto francese incaricato dal suo governo di studiare il sistema carcerario britannico - era in uso nelle prigioni inglesi: «...Uno strumento composto di varie bende di ferro che serrano la testa del colpevole, ed è terminato al disotto da una lingua di ferro ricurva che entra nella bocca fino al palato» Si scrisse che il Vaticano condannava i colpevoli alla frusta. Effettivamente, c'erano circa cinque o sei frustati l'anno. In Gran Bretagna, il gatto a nove code era un sistema corrente di punizione applicato dai tribunali in 7-800 casi l'anno,...