L'unità d'Italia e Pio IX
di Giovanni Sale s. j.
Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II fu proclamato re d'Italia «per la grazia di Dio e la volontà della Nazione» (In tale data la Gazzetta Ufficiale del Regno pubblicava la legge che proclamava «Vittorio Emanuele II per la grazia di Dio e la volontà della Nazione, Re d'Italia». Tale definizione fu oggetto di una lunga discussione alla Camera dei deputati; infatti 50 deputati radicali non volevano che si facesse riferimento alla «grazia di Dio» nella proclamazione regia. Essi ritenevano che tale affermazione fosse un residuo dell'epoca feudale; uno di loro affermò di non conoscere «altra provvidenza che i cannoni rigati e le baionette». La formula fu poi approvata dalla Camera con 174 voti favorevoli e 58 contrari. Cfr «Cronaca Contemporanea», in Civ. Catt., serie IV, voI. 10, 1861, 366). Il giorno dopo Pio IX pronunciava l'allocuzione, preparata già da tempo, Iamdudum cernimus con la quale affermava che il Papa non poteva in nessun modo consentire alla «vandalica spoliazione» del suo Stato, facendo con ciò riferimento alle annessioni delle Legazioni e dei territori recentemente «conquistati» delle Marche e dell'Umbria: «Essi vorrebbero - affermava il Pontefice - che dichiarassimo formalmente di cedere in libera proprietà degli usurpatori le province del Nostro Stato Pontificio [...]; vorrebbero che questa Apostolica Sede sancisca che la cosa ingiustamente e violentemente rubata può tranquillamente....