Filosofia del blog.

"Se qualcuno riesce a convincermi e dimostrarmi che la mia opinione o il mio comportamento non sono quelli giusti, li cambierò con gioia. Io, infatti, cerco la verità, che non danneggia nessuno. Al contrario danneggia se stesso chi persiste nel proprio errore e nella propria ignoranza." (Marco Aurelio, VI, 21) "Lo studente accorto ascolta volentieri chiunque; legge tutto, e non disprezza alcun libro, né presona, né dottrina. Cerca indifferentemente presso tutti ciò che vede mancare a se, e non considera la portata del suo sapere, ma quella della sua ignoranza [...]. Supererai chiunque in saggezza, se accetti di imparare da chiunque: coloro che ricevono da tutti sono più ricchi di tutti..." (Ugo da S.Vittore, Didascalion) "La lettura rende l'uomo completo, il dialogo lo rende pronto, la scrittura preciso." (Francesco Bacone) ...l'intelligenza non si perde nell'analisi, ma si esprime nella sintesi... ...nel territorio digitale non serve imporsi, ma bisogna esporsi... ...arrivare alla pace del cuore... mostrami Signore la tua via, perché nella verità io cammini, donaci un cuore semplice... insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore...inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te, Domine... "La verità si nasconde nelle pieghe della storia" (Pascal). Chi dimentica il passato, è costretto a riviverlo (G. Santaiana).

martedì 25 maggio 2010

Ricordare per non dimenticare - Controstoria dell'unità d'Italia 4

Morte di Ferdinando II.

[...]. Ai 22 di maggio [...] 1859, all’una e mezzo pomeridiane, consolato dai santi conforti della Religione, da lui ricevuti con quell’edificante pietà, che sempre aveva praticata in vita, il Re Ferdinando moriva [...], lasciando i suoi popoli nel pianto e il giovane suo successore in una delle più difficili situazioni, in che avesse mai a trovarsi un principe nel salire al trono.....


Ferdinando II era nato nel 1810, e non aveva ancora 50 anni, quando Dio volle toglierlo in tempi così gravi al Regno, che per quasi 30 anni aveva sapientemente governato. Molte parti ebbe il Re veramente grande, delle quali diede luminose pruove e nell’interno ordinamento dello Stato, e nelle esterne relazioni colle Potenze. [...] Sua gloria imperitura sarà sempre la nobile fermezza in faccia ai grandi Potentati europei, amoreggianti con la rivoluzione, e l’affettuosa figliale premura con cui accolse nei suoi Stati, nelle dolorose vicende del 1848, l’augusto Padre dei fedeli, il Sommo Pontefice Pio IX, il quale bel dimostrò quanto lo amasse, quando bandì in Roma pubbliche preghiere per la sua guarigione.
Ma circa codesto luttuoso fatto colmo di luttuosissime conseguenze, riportiamo una bella pagina del De Sivo nella sua storia delle due Sicilie.
"Nella vigilia dei supremi travagli d’Italia, scrive egli, Re Ferdinando, che per nome e senno poteva far argine alla piena, sentiva aggravarsi il morbo in Bari, lontano dalla Reggia, anco mancando de’ più eletti consigli dell’arte salutare. Fu da principio stimato avesse sciatica reumatica, prodotta dai freddi del viaggio; ma presto andò a miosite, che, trovato guasto il sangue, suppurò, e si stese all’anguinaia ed alla coscia, con tumori e febbri intermittenti, onde gli dettero chinino. Ciò gli irritò l’asse cerebro-spinale, e parve apoplessia e delirio, sicché accorsero con bagni e mignatte. Come si poté, menaronlo il 9 marzo, navigando 50 ore, alla Favorita (Portici); indi per la via ferrata a Caserta, ch’era il primo di Quaresima, a ore 3 ½ vespertine. Andò dalla stazione della strada alla reggia su una barella, tra la mestissima Real famiglia vestita a nero per altro suo lutto: pareva un mortorio; piangeva la popolazione benché discosta, i soldati non poteano rattenere i singhiozzi, ed ei con la voce e con la mano li confortava e salutava. Intristì; né valse, che, punto alla coscia, scaricasse copia di pus; che anzi vi uscirono più seni fistolosi, cui seguitò febbre etica, emottisi e tabe.
"Durò malato 4 mesi e otto giorni, con dolori asprissimi; sopportò amarezze di medele, punte di ferri con pazienza; ebbe il viatico a’ 12 di aprile, la estrema unzione a’ 20 maggio. — Piangendo i circostanti ed anche i soldati che teneano i cerei, disse: "Perché piangete? io non vi dimenticherò." — E alla Regina: "Pregherò per te, per i figli, pel paese, pel Papa, pe’ sudditi amici e nemici, e per i peccatori." Sentendosi più male, disse: "Non credeva la morte fosse sì dolce, muoio con piacere e senza rimorso." Poi, ripigliando, aggiunse: "Non bramo già la morte come fine di sofferenze, ma per unirmi al Signore." — La notte precedente al 22, dicendo morirebbe quel dì, ordinò egli stesso la Messa e i più minuti particolari del servizio sacro. — Ebbe la benedizione Apostolica con plenarie indulgenze, delegate per telegrafo dal Pontefice al confessore, monsignor Gallo, Arcivescovo di Patrasso. Al sentirsi mancare notò che gli si scuravano gli occhi; poco stante stese la mano alla croce dell’Arcivescovo, l’altra porse alla Regina in segno di addio, poi chinò il capo sulla mammella destra e finì. — Era la domenica 22 maggio, dopo il meriggio un’ora e dieci minuti."

Nessun commento:

Posta un commento